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OttomarzO

Con quel cerchio iniziale e quello finale cosa mai racchiuderanno di importante questi due spazi circoscritti da una linea chiusa? Chiusura! Ecco quello che mi viene in viene in mente quando penso all’OttomarzO.


In un mondo di democrazia esportata e sempre a rischio di vedersi aboliti i diritti conquistati dai nostri predecessori, abbiamo, come è di moda oramai, bisogno di un giorno per ogni cosa importante che blateriamo di voler salvaguardare, ma che calpestiamo impunemente ogni volta che le nostre comodità ce lo richiedono. Quali mai potranno essere le comodità che ci spingono a disconoscere la parità? Quali chiusure si determinano? Possiamo cominciare dal lavoro. Vuoi mettere la comodità di non dover sistemare lavorativamente una donna con figli o che potrebbe sfornarne qualcuno? Con tutta l’imprevedibilità che gestire dei figli comporta? Malattie, permessi, aspettative, etc... Figuriamoci se darle credito fino a farle ricoprire ruoli di responsabilità. Ma quello che più mi preoccupa è il fatto che questo ricoprire ruoli di responsabilità debba essere fatto allo stesso modo di come lo farebbe un uomo. E se si scoprisse un modo diverso? Dopotutto millenni di cultura patriarcale ci hanno costretto a fare le acrobate senza reti di protezione. Già! Le nostre giovani generazioni, affascinate dal twerking su TikTok, sanno forse che fino a pochi decenni fa la donna non aveva diritto di proprietà (immobili, soldi, il proprio stesso corpo) riconosciuto dalla legge? E quando un diritto non è riconosciuto si cade nella beneficenza: se non c’era un padre, un fratello, un marito, un amante, un amico che riconoscesse i bisogni fondamentali per sopravvivere bisognava che ci si barcamenasse... immaginatevela pure senza istruzione, senza casa, senza soldi, senza lavoro, ma con dei figli. Passiamo alla cultura. L’ancella povera del nostro nuovo secolo. Già di per sé bistrattata perchè non porta gli incassi di Hollywood. Cosa volete che ce ne facciamo di una conoscenza ( che non è nozionismo ma riflessione che matura nel tempo) che potrebbe sovvertire l’organizzazione economico-sociale del mondo? Il discorso della schiavitù è vecchio quanto il mondo, il mondo del potere che ha bisogno di una massa di senza titoli e senza diritti (e senza mezzi per farli valere) da sfruttare. La violenza, scriveva Simone Viel, era ed è lo strumento di questo potere. La violenza è l’opposto della cultura, l’abbandono agli impulsi è l’opposto di una mente che nasce da quegli impulsi, ma che acquisisce la capacità di pensare e non farsi sovrastare da essi. La violenza è nel corpo delle donne violate, che produce una separazione tra un corpo che sente dolore e una mente che trova parole, e sappiamo che la cultura nasce con la parola, con la possibilità di definire le cose e poterle comunicare. Finiamo con la sessualità. Vuoi mettere la comodità psicologica di mantenere la scissione tra le sante e le puttane? E uso questa parola non per sdoganare la volgarità, ma con cognizione di causa, perchè etimologicamente riporta alla radice del termine fanciulla. Quindi la condizione di prostituta non fa che mantenere la donna in una condizione di infantilismo, di inferiorità sociale. Con le sante l’uomo farà i conti in Paradiso se mai esiste e se mai ci si arriverà, con le puttane può esercitare la sua vitalità di Puer Aeternus nelle pieghe della sua vita, per poi disconoscerle al canto dell’allodola. Senza dover fare quel faticoso lavoro di mettere insieme le contraddizioni. I diritti delle donne rimangono i diritti di una specie in via d’estinzione, diamogli un ettaro di terra dove pascolare, paradossalmente la stessa specie che ci garantisce la sopravvivenza.


Dott.ssa Eleonora Seta


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